Dal 28 Gennaio al via la mostra "Identificazione" di Achille Bonito Oliva
8 gennaio 2008, di Redazione Trova-Roma.com
 

La libreria-galleria Il museo del louvre ospita dal 24 gennaio 2008 la mostra “Identificazione”, un’antologia di foto segnaletiche, un vero e proprio archivio criminale che scorre lungo le pareti dell’ esposizione-installazione, ideata da Giuseppe Casetti e curata da Achille Bonito Oliva. Migliaia di volti di uomini e donne, vecchi e giovani raccolti e collocati l’uno accanto all’altro come un’unica grande composizione. Indiziati, sospettati, presunti colpevoli o sicuri furfanti fotografati in primo piano o per intero dall’occhio freddo della questura. Accanto a questa rassegna di cosiddetti criminali, sono esposte le foto delle refurtive: televisori trafugati, gioielli, banconote, documenti rubati, pacchetti di sigarette di contrabbando, pellicce, statuette, abiti, quadri, pneumatici. “La foto segnaletica- scrive Bonito Oliva nel testo in catalogo- Ë un elemento che sviluppa non un’interpretazione del soggetto, ma piuttosto una sorta di descrizione fenomenologica. Essa appartiene di diritto ormai alla storia dell’arte, in quanto con l’Iperrealismo ma finanche con la Nuova Oggettivit‡ tedesca (linguaggi pittorici sviluppati l’uno in Germania l’altro negli Stati Uniti a distanza di pochi decenni), Ë possibile comprendere come la neutralit‡ della fotografia sia stata assunta dalla manualit‡ del pittore”. Tale rassegna di delinquenti e di oggetti sequestrati perde, in questa esposizione, il valore primario di soggetto-oggetto del crimine e assume ora una valenza meramente iconografica, scrollandosi di dosso il peso del delitto e liberandosi nella composizione estetica. Inoltre sono presenti le foto degli arnesi del mestiere, degli strumenti del crimine (martelli, asce, chiavi inglesi, revolver, guanti, pistole, fucili) e le scene del crimine interamente ricostruite in sequenza, come le rapine, gli scassinamenti e infine gli arresti. “Se per i soggetti- scrive infine Bonito Oliva- uomini e donne, giovani e vecchi, prevale l’ottica e l’estetica di Andy Warhol, nella fotografia riguardante gli oggetti, invece, prevale l’ottica duchampiana del ready-made, dell’oggetto bello e fatto che si trova ad avere un funzione diversa rispetto a quella abituale (…). Possiamo notare come, alcune volte, si arrivi ad una sorta di fotografia di paesaggio che documenta migliaia di pacchetti di sigarette di contrabbando sequestrati come in un’opera di Warhol, come nelle scatole “Brillo”. E ancora, pile e pile di televisori trafugati ci riportano inevitabilmente alle video-installazioni di Nam June Paik. Dunque, l’occhio fotografico Ë destinato a rimanere dentro il recinto codificato dell’arte contemporanea”.