La Lazio strappa la supercoppa all’Inter
9 agosto 2009, di Redazione Trova-Roma.com
 

Le note e le parole di “Vola lazio vola” risuonano nell’umida notte pechinese, mentre i cannoni colorano il cielo di coriandoli dorati e tutta la squadra sale sul palco della premiazione, con i cinesi che cantano e applaudono gli eroi laziali. Comincia il lungo happening biancoceleste che rimbalza fino a Roma, a oltre 8 mila chilometri di distanza. In campo tutta la Lazio corre, festeggia, piange, Lotito improvvisa un balletto, si prende la Supercoppa in mano e la tiene gelosamente stretta, mentre Rocchi viene portato in trionfo e Manzini si commuove. Scene della festa cinese, della vittoria del cuore, della Lazio che compie l’impresa, che mette in bacheca la terza Supercoppa italiana. Nove anni dopo il trionfo dell’Olimpico, bissa il successo battendo ancora l’Inter al termine di un incontro sofferto, difficile, giocato sulla corsa, sul temperamento, sulla feroce abnegazione tattica e alfieriana concretezza.

Gli interisti vagano come mosche, increduli, disperati, sfiniti, Mourinho osserva impietrito davanti alla panchina e regala la medaglia a un tifoso. Al primo appuntamento importante, il tecnico portoghese stecca, dando un’imprevista delusione a Moratti e si rende protagonista di un antipatico dopo partita, mancando di rispetto sia alla Lazio, che al popolo cinese. Perdere con una corazzata tutta straniera, contro una formazione più debole sulla carta, gli brucia parecchio, ma sceglie il modo peggiore di rosicare. Anche nelle sconfitte ci vuole classe e questa a Mourinho fa certamente difetto.

Per quantità di gioco, opulenza di manovra e occasioni prodotte, l’Inter è superiore ma il calcio vive anche di episodi, di situazioni favorevoli, di voglia di lottare per un obiettivo difficile e questo il portoghese dovrebbe saperlo e dimostrare maggiore sportività e signorilità. La Lazio non batte l’Inter da 6 anni e, per interrompere la serie negativa, sceglie il momento più importante, più inatteso, più bello: quello che le garantisce la Supercoppa. Dalla notte del 13 maggio all’Olimpico, con la coppa Italia conquistata, a quella trionfale di Pechino, che dà già un senso concreto alla stagione biancoceleste. Un successo maturato nella ripresa, con due reti nello spazio di 5 minuti che ammansiscono le velleità nerazzurre. La Lazio si dimostra squadra vera, in grado di lottare su ogni pallone, di soffrire nei momenti difficile e ripartire per sfruttare quelli favorevoli. L’Inter conferma classe, solidità fisica e fosse un pizzico di narcisimo nelle occasioni che spreca davanti all’ottimo Muslera. Uno scialo grave nella prima frazione, imperdonabile nella seconda. Soprattutto le sei mancate nel primo quarto d’ora della ripresa gridano vendetta.

Ma proprio nel momento in cui sembra in balia dell’avversario e sull’orlo del tracollo, ecco la Lazio domare la sfida con un’impennata d’orgoglio: prima il vantaggio rocambolesco e fortunoso di Matuzalem, quindi il prezioso e sontuoso pallonetto di Rocchi. Due lampi nella notte pechinese che accecano l’Inter e Mourinho che, a quel punto, getta nella mischia anche Balotelli e Suazo giocando il finale con 4 attaccanti. La formazione di Ballardini, intraprendente in avvio di gara e pericolosa con Matuzalem e Zarate, accusa un periodo di flessione davanti all’incontenibile Eto’o che, ogni volta che entra in possesso di palla, mette a dura prova tutta la difesa laziale.

Ballardini schiera Baronio davanti alla difesa. Una mossa a sorpresa che non dà i risultati sperati tanto che, all’8’ del secondo tempo, lo sostituisce con Dabo. Tiene ancorati i centrocampisti su posizioni difensive, lasciando al solo Matuzalem il compito di supportare Rocchi e Zarate, abili e veloci nel ripartire in contropiede. Sempre 8-9 uomini sotto la linea della palla, pronti a pressare, a chiudere sulle fasce, a tamponare gli inserimenti di Maicon e Zanetti. Un assetto tattico giudizioso contro il quale i nerazzurri incontrano soverchie difficoltà nel trovare spazi. Con Muslera sempre attento e reattivo.

E, quando Eto’o riapre il match, i biancocelesti raddoppiano gli sforzi, si compattano, continuano a correre, dimostrando maggiore voglia di vincere e freschezza atletica. L’Inter si affida ai duetto Eto’o-Milito e ai calci piazzati, sui quali per la Lazio si rende prezioso anche Cruz, entrato nella seconda parte della ripresa. Un gol di Milito viene annullato per fuori gioco di Eto’o, il camerunense sfiora il pari su punizione, un contropiede di Cruz viene fallosamente stroncato da Maicon, prima che il buon Morganti certifichi il trionfo della Lazio. Il secondo trofeo del raggiante Lotito, il primo dell’algido Ballardini. La stagione comincia all’insegna dei colori biancocelesti.