La follia qualunquista tra xenofobia e tifo malato
12 novembre 2007, di Dimitri Stagnitto
 

Domenica scorsa Roma è stata il teatro di scene degne del medio oriente degli ultimi tempi: stazioni di polizia assediate, mezzi dello stesse forze dell’ordine messi al rogo, la sede del coni saccheggiata, vari arrestati con il capo di imputazione di terrorismo, una novità per degli ultras. Tutto ciò a pochi giorni dalla morte della Reggiani a tor di quinto, e delle conseguenti "retate" contro rumeni a tor bella monaca.

Ciò che lega questi eventi è la stupidità che pervade vari gruppi di persone che, sentendo colpito un simbolo relativo alla loro appartenenza, non perdono l’occasione di sfociare col loro comportamento nella più pura bestialità. Molte persone sono socialmente pericolose, specie se lasciate in contesti adatti ad acuirne tale pericolosità (gruppi organizzati di ultras o di estremissima destra/sinistra) e dovrebbero essere in galera. Cionondimeno la loro responsabilità, in queste due vicende, è comunque limitata. Altrettanto criminale e, purtroppo, non punibile è stato il modo di dare le notizie da parte dei media.

Nel caso di tor di quinto il fatto centrale è stato la nazionalità del presunto (fino al termine dell’iter processuale) assassino, nel secondo la fede calcistica del ragazzo che, comunque, non è certo morto per la sua fede nella lazio. Sandri è morto perchè un poliziotto ha violato una delle regole basilari per chi ha un arma in mano e non fa di professione il macellaio: ha sparato ad altezza d’uomo e dovrà subire le conseguenze di questo gesto, fosse stato anche un incidente dovuto alla negligenza, in secondo luogo la sfortuna, il fato: le probabilità di essere colpito in quel modo e in quelle circostanze erano minime, eppure è successo.

Tutto ciò che è succeduto a questo fatto, vandalismo sfrenato incluso, sono fenomeni sociali molto importanti che dovremmo tenere bene in considerazione: la gente che ha commesso quei fatti orribili è in qualche modo vittima di un sistema che le ha permesso di diventare ciò che è. Le proposte per la soluzione del problema, sempre che chi di dovere abbia interesse a risolverlo, devono partire da questa presa di coscienza.